JEAN DE BREM SOLDATO ROMANTICO D’EUROPA

Proporre la figura di Jean de Brem e il suo testamento di un europeo in questo periodo grave di
pandemia globale, di crisi economica e sociale, di un mondo che si prospetta sempre più avviato
verso il capitalismo digitale e l’omologazione totale dettato dalle multinazionali, non può far
altro che far riflettere attentamente sulla caduta e distruzione della nostra millenaria civiltà
europea, processo come tutti sappiamo già avviato ormai da molto tempo antecedente al virus.
Jean de Brem era uno studente che, dopo una brillante campagna in Algeria, luogotenente para’,
partecipò all’operazione di Suez. Tornato civile, entra nel giornalismo. Convinto del declino della
nostra civilizzazione, si unisce all’Oas-Métro (organizzazione paramilitare – Organisation de
l’Armée Secrète) dalla sua creazione. Altri militanti nazionalisti e credenti nel concetto di Europa Nazione combatterono nelle file dell’OAS come Clemente Graziani futuro leader di Ordine Nuovo e
Dominique Venner. Quest’ultimo affermava che il conflitto in Algeria aveva trasportato lui e tanti
giovani fuori dalla piatta e noiosa vita borghese dedita al consumismo senza nessun ideale per cui lottare, facendo di loro invece l’ultima generazione europea costretta alla prova della morte in
faccia e che ha conosciuto il volto virile dell’esistenza. Egli lo ritenne giustamente un privilegio.
Il testamento di un europeo di Jean de Brem scritto alla veglia della sua morte ancora oggi può
rappresentare un documento di forte risveglio spirituale e riferimento per chi ha nella lotta politica una certa Weltanschauung totalmente contrapposta a quella della decadente società moderna, oltre a far sentire tutta la grande e pesante eredità culturale che ogni militante nazionalista europeo deve portare avanti per l’edificazione dell’Europa della Tradizione e dei
popoli, un documento che riporta alla mente la nostra vera identità perduta. Redigendolo Jean de Brem esprime la potenza di un destino comune come via per arginare il declino della nostra civiltà
europea, ma l’unica soluzione che intravede veramente giace nell’unione dei popoli europei.
Il testamento di un europeo di Jean de Brem:
“Sento pesare sulle mie misere spalle il peso smisurato della più gloriosa delle eredità. A me, che non valgo nulla, la civiltà ha fatto un regalo gigantesco: il patrimonio dell’Europa. E’ fatto di tesori
e ricordi. Ciascuno di noi, credo, a Londra e a Vienna, a Berlino e a Madrid, ad Atene e a Varsavia, a
Roma e a Parigi, a Sofia e a Belgrado, deve sentire lo stesso dramma. Ciascuno di noi è l’ultimo
degli Europei. Io sono l’erede indegno di una famiglia di giganti. Morirò senza posteri, reso sterile dal nucleare o sgozzato da un fanatico. E i miei fratelli conosceranno la stessa sorte. Giganti
ci precedono, eroi e saggi, esploratori della terra ed esploratori dell’anima, Cesari e Antonini, monarchi e capitani, profili severi in vesti liturgiche, belle cortigiane o bruti implacabili. Un corteo
di grandi figure, raggianti di splendore e potenza, si sviluppa davanti ai nostri occhi, immenso fardello per noi contemporanei.
Tacciatemi di romanticismo, cosa importa?!
Per me, il tesoro del mondo è un fanciullo di Vélasquez, un’opera di Wagner o una cattedrale
gotica. E’ un calvario bretone o una necropoli della Champagne. E’ il Romencero del Cid, o il viso
dell’Enfant grec di Hugo. Una tomba dell’Hotel des Invalides, o la grande aquila di Schönbrunn,
l’Alcazar di Toledo, o il Colosseo di Roma, la torre di Londra, o quella di Galata, il sangue di Budapest o la quadriga orgogliosa della Porta di Brandeburgo, divenuta la frontiera dell’Europa mutilata.
Per tutte queste pietre, per tutte queste aquile e per tutte queste croci, per la memoria dell’eroismo e del genio dei nostri padri, per la nostra terra minacciata di schiavitù e il ricordo di
un grande passato, la lotta non sarà mai vana”.

Condividi il nostro articolo!